Wikileaks è critto-finanziato. La notizia di certo non sorprenderà, visto che la creatura di Julian Assange subisce già da tempo un parziale blocco bancario delle carte di credito, ma ora si conoscono anche le proporzioni: tra i diversi sistemi di finanziamento, quello coi Bitcoin e i LiteCoin – le monete virtuali attualmente accettate – è il maggiore in proporzione.
È bastato un tweet per scatenare la curiosità della Rete su queste statistiche: quanti Bitcoin? E cos’è il blocco bancario? Sempre conversando sullo stesso tweet, Wikileaks ha risposto:
Abbiamo molti modi di penetrare il blocco bancario, quindi è difficile aggiornare le statistiche, ma vi assicuriamo che è la maggioranza.
Dalla fine del 2010, le donazioni con carta di credito ci sono state bloccate da VISA e MasterCard, nel tentativo di reprimere le nostre attività di interesse pubblico. Non c’è alcuna base giuridica per il blocco, come attestato dal segretario al Tesoro americano Timothy Geithner. Abbiamo vinto molte battaglie contro le banche nei tribunali e continueremo a combattere il blocco. Le vostre donazioni ci aiuteranno.
Did you know the majority of WikiLeaks public funding is #BitCoin and #LiteCoin? https://t.co/rHPkDhfEnT More: https://t.co/X4WB1IbPdQ
— WikiLeaks (@wikileaks) January 24, 2014
Wikileaks conta su sette sistemi di finanziamento: un conto Paypal, Bitcoin, Litecoin, Google Checkout, bonifici bancari, bollettino postale e attraverso gli uffici Moneygram (per donazioni di un certo spessore). Tra tutti questi, quelli con le crittomonete hanno già superato gli altri, una statistica sorprendente se si considera la loro recente diffusione e la comodità di alcuni altri sistemi comunque possibili.
Con ogni evidenza, per i sostenitori di Wikileaks il concetto stesso di Bitcoin e di valuta virtuale, basata sul P2P e la crittografia, è più coerente con gli scopi stessi della fondazione. Culture tecnologiche e politiche si stanno fondendo, aiutando reciprocamente: l’argomento è sulla bocca di tutti. E non potrebbe essere altrimenti.